• Categoria : Spazio pubblico
  • Anno : 2016 - 2020
  • Location : Pisogne, Brescia, Italia
  • Dimensioni : 70 mq + 40 mq spazi esterni
  • Cliente : Comune di Pisogne
  • Incarico : Progetto architettonico

Mirad’Or

Mirad’Or : public art gallery and Belvededere

Le Pavillon d’or ( Mirad’or) a une forme très particulière, créant une relation formidable avec le paysage, la lumière et l’eau” (Daniel Buren).

 Questo del Mirad’Or è un progetto complesso, nel senso che il processo per la sua realizzazione è stato molto lungo e in qualche modo anche difficile. E’ un progetto di cui non esiste “letteratura”, non è facilmente inquadrabile in una specifica tipologia architettonica. L’idea originaria era di poter realizzare un piccolo spazio espositivo nello spazio urbano, nella piazza principale di Pisogne. Un’idea certamente brillante e di per se affascinante, soprattutto se riferita ad una cittadina di piccole dimensioni qual è Pisogne. I nostri dubbi su questo programma erano dettati dalla consapevolezza che uno spazio così concepito avrebbe rischiato di rimanere chiuso per gran parte dell’anno: non è una questione di dimensione dello spazio, è più una questione di programma funzionale rigido, mono-orientato. E’ un problema diffuso anche per tutti quei musei o spazi per l’arte che non hanno grandi collezioni permanenti così pure per quelli che per contro non hanno una grande programmazione per le mostre temporanee; a maggior ragione lo sarebbe stato per un piccolo spazio come questo. Dopo vari sopralluoghi abbiamo di cambiare strategia e realizzare “sull’acqua” questo belvedere pubblico disponibile per allestimenti e mostre di arte contemporanea. Non è facile definire esattamente cosa sia il Mirad’Or: un’estensione del lungolago, un padiglione espositivo, un belvedere, la stratificazione dell’antico lavatoio…..Di fatto è tutte queste cose assieme, un’architettura, pubblica , che ci permette di portare uno sguardo contemporaneo ( l’arte) dentro l’esperienza quotidiana dello spazio collettivo. Mai come in questo periodo così difficile e complicato abbiamo riconsiderato l’importanza dello spazio pubblico nelle nostre città, cioè quello spazio utilizzabile in modalità completamente diverse, a volte addirittura conflittuali: una piazza può essere un palco, uno spazio monumentale, una scenografia urbana, un luogo per fare sport o uno spazio di protesta. Troviamo encomiabile che una piccola città come Pisogne abbia avuto il coraggio di realizzare questo edificio così unico. Anni fa realizzammo il 31°piano del grattacielo Pirelli: la cosa più sorprendente era l’idea di Giò Ponti di concepire il Belvedere come una sorta di ricompensa alla città dello spazio pubblico sottratto dall’edificio. Anche il Mirad’Or è un Belvedere quando non ci sono mostre allestite, e una nuova offerta di spazio pubblico aperto e disponibile consegnato alla collettività. Nel nostro intento il Mirad’Or è principalmente un luogo per INDUGIARE . E’ uno spazio per ritrovare un tempo per guardare: un’installazione, un’opera d’arte, lo stesso paesaggio che il Mirad’Or inquadra e quindi definisce.

Ci ha sempre affascinato la luce di questo lago, una luce argentea dilatata dall’acqua. La transizione tra cielo e lago è sempre molto sottile, in dissolvenza. L’edificio è realizzato con una struttura in legno, Xlam, con una “pelle” in vetro extrachiaro retrolaccato bianco, un “dispositivo“necessario affinché questa sorta di nuvola bianca possa stare lì, tra il cielo e il lago.

Il Mirad’Or ha un “dentro” e un “fuori,” molto diversi ma inscindibili tra loro. Questa “nuvola “bianca che sembra appoggiata sull’acqua riproponendo i profili delle montagne di sfondo, dall’interno suggerisce un paesaggio possibile, lo inquadra, senza mai ostacolare la vista dal lungolago.

Le installazioni che si succederanno saranno sempre chiamate a questo continuo dialogo tra lo spazio pubblico e il paesaggio, tra lo dimensione intima e lo sguardo aperto: in questo senso il Mirad’Or è anche un contenente che verrà modificato dal suo contenuto, dalle opere che verranno installate e dai visitatori che vi accederanno.

Questa prima mostra di Daniel Buren testimonia esattamente questo processo: l’architettura è stata subito trasformata dalle opere installate, trovando un nuovo dialogo con la luce e il paesaggio.

Anche se le installazioni sono eventi temporanei, in qualche modo progetti quasi effimeri, alcune rimangono nella storia del luogo: questa esposizione di Buren ha svelato un nuovo modo di percepire questo spazio e noi crediamo che di questo sguardo rimarrà traccia.

Mirad’Or
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